a mia madre
1
Questa stagione che cala sottovoce
- come chiamarla? come chiamarne il primo giorno,
qui dove i fiori bramiscono,
dove le stagioni arrivano distrutte?
Rinchiuso per giorni interi come una orchidea,
che cresce in una serra,
era estate, era autunno,
era primavera e inverno assieme.
Ma oggi esco di nuovo in questo giardino
per percorrerne i sentieri,
ma come ha cambiato d’aspetto in pochi giorni,
ma come si è vestito per un ballo, questo
camaleonte del vento.
2
Qui vicino al mare
una brezza fredda e penetrante
arriva in una carrozza invisibile. Io mi genufletto,
con le ginocchia piantate in terra
e temo per queste piante che ho portato di lontano, temo che il primo vento dell’inverno
le riporti al loro stato naturale -
polvere alla polvere, foglia alla foglia.
Nei miei occhi la brezza seppellisce grani di giardino.
La luna in cielo non è una metafora –
col suo colore di neve, piena di buchi trasparenti,
una mezza luna di cui disconosco le fasi.
3
Lo so che l’inverno è giunto
perché la sua tenue luce mi accarezza scendendo.
Non devo sostenere battaglie contro gli elementi.
Questa è la stagione perfetta,
ed io rinuncio a logorarmi in questa mia carne.
Voglio vivere, oggi; voglio tenere tra le mie
mani l’ambrosia della luce.
Queste sono le piante del mio giardino,
così si preparano per l’inverno.
In un bel mattino con il cambio dell’aria,
con un cielo immacolato come quello d’oggi,
con un vento che soffia dal lato opposto
allo zefiro della sera,
le più forti fioriranno su verso il cielo,
le più nobili sprigioneranno essenze,
le più coscienziose daranno frutti, le più dolci
offriranno rifugio alle api ed ombra
contro il sole cocente. E quelle sagge
sussurreranno canzoni alle stelle.
4
Questo giardino è permanente. Cambiano le piante,
si biforcano i sentieri, i vecchi alberi
crollano ed io continuo a muovermi
cercando le stagioni. Oggi è solo il primo
giorno d’inverno. Fa freddo.
L’aria profuma di miele e di magnolie.
I pini conservano i nidi dell’estate,
sugli aranci già si colorano strane lampadine,
i mandarini arrossiscono,
le rose crescono tenaci,
il papiro sprofonda
le sue egizie radici,
le palme raffreddano il succo
dei loro cocchi, ed alle poinsettias occorrerà
tutto il loro sangue quando arriverà
l’ultimo giorno del calendario e la sua brina.
Canto le melanzane, i cavolfiori –
benedetti voi siate, frutta ed ortaggi.
5
Questo transitorio giardino è il giardino
delle delizie. Il giardino in cui
ho deciso che passerò il mio tempo.
Questo è il giardino dove il contatto
con la terra mi àncora alla vita,
il giardino in cui in sere come questa,
la notte, questo uccello
dalle ali oscure, mi sorprende
come un fiore che chiuda i suoi petali
per proteggere la corolla.
Questo è il giardino dove un giorno deciderò
di vivere per sempre,
in una casa circondata da fiori e piante
che crescono fino al firmamento,
un luogo senza steccati né erbe alte
dove gli uccelli possano riposare
prima di riprendere il volo.
Proprio questo è il luogo dove voglio vivere
con una grande scrivania vicino alla finestra
davanti ad un enorme susino.
Oggi tutto è pesante nella solitudine di questo verde
ed io mi sollevo come questo vento vespertino,
mi apro il passo col mio corpo,
tagliando lo splendore arancione di quest’ora.
Un giorno ritornerò a questa stagione senza fine
dove il vento mi fa lacrimare gli occhi.
Oggi voglio vivere quest’ attimo
in cui scelgo di racchiuderti nella mia memoria,
circondato da piante da piante ancor vive
prima dell’inverno,
in questa stagione che scende a visitarmi e non scompare.
Published in POESIA (Italy)
Traduzione di Antonio Della Rocca
Friday, December 18, 2009
Il giardino delle delizie
Posted by Jaime at 11:37 AM
Labels: poems translated into Italian
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